Le Origini Leggendarie degli Ulivi in Puglia
La Puglia, con il suo vasto territorio, ospita il più significativo patrimonio di olivi in Italia, con oltre 350.000 ettari dedicati alla coltivazione di questo prezioso albero, rappresentando il 25% della superficie agricola utile della regione. Nel cuore di questa estensione, il Salento leccese brilla con circa 84.000 ettari di oliveti, che custodiscono circa dieci milioni di piante, di cui il 30% risale a epoche ultrasecolari.
Questa ricchezza olivicola è stata riconosciuta dall’UNESCO, che ha dichiarato gli ulivi del Salento e della Puglia “patrimonio dell’umanità”, una testimonianza vivente della storia millenaria legata alla terra. Si narra che furono i Greci ad introdurre questa imponente pianta nella regione, legando il suo destino a leggende mitologiche e sacre. L’olivo, sacro alla dea Atena, secondo la leggenda, garantì a Atene la vittoria in una sfida divina, sancendo così la sua importanza nella cultura e nella vita delle persone.
Oggi, gli ulivi adornano gli stemmi di numerosi Comuni salentini, come simbolo della loro identità e della loro storia. Otranto, con la sua celebre “Torre del serpe”, conserva nel suo gonfalone l’immagine dell’ulivo, forse a ricordare leggende antiche o la sua importanza nel commercio marittimo passato.
Ma l’ulivo non è solo simbolo, è anche l'”oro verde” che dona le sue preziose olive, tramite le quali si produce un olio pregiato e ricercato. La tradizione della produzione di olio nel Salento affonda le sue radici nella storia, con testimonianze che risalgono addirittura al 1300 a.C.
Gli antichi Messapi possono essere considerati tra i primi a introdurre la coltivazione degli ulivi in Puglia, lasciando un’eredità millenaria che si riflette ancora oggi nell’antico ulivo di Borgagne, risalente a oltre 3000 anni fa, e nella tradizione dei frantoi ipogei, veri e propri gioielli dell’archeologia industriale.
Il “trappeto” ed i lavoranti
La maggior parte dei frantoi è scavato nella roccia: il commercio dell’olio a partire dai contatti che le popolazioni del Salento ebbero con i Bizantini nel IX secolo, aveva sostituito quasi completamente quello del grano, e quindi i “trappeti”, vennero realizzati proprio sulle rovine dei granai, che risalivano all’età “messapica”.
L’ambiente di questi frantoi dava la possibilità di una migliore conservazione del prodotto e nascondeva alla vista di nemici le fasi della lavorazione e la “ciurma”, come veniva chiamato l’insieme degli addetti alle varie fasi di lavorazione, detti anche “trappitari” e sottoposti alla supervisione del “Nachiro”.
I “trappitari” in tutto il periodo che va da novembre al maggio successivo, vivevano all’interno del frantoio, spostandosi solo in occasione delle feste.
All’interno del “trappeto” si trovavano anche degli animali, con le loro stalle. Altri ambienti del “trappeto” erano quelli che contenevano le “sciave”, nelle quali venivano depositate le olive, dopo la raccolta e prima della spremitura.
La ruota veniva fatta girare con l’aiuto di un mulo bendato e le olive schiacciate venivano infine pressate. Tra le due operazioni si faceva riposare il prodotto nei “fisculi”. Se si fa riferimento alle leggende che circondano i “trappeti”, si vede che oltre a uomini ed animali, in questi luoghi si trovavano anche gli “uri” dei folletti che la leggenda descrive come fastidiosi e dispettosi.
Il Recupero dei Frantoi Ipogei del Salento: Una Riscoperta della Storia e della Tradizione
Un frantoio oleario risalente al 1600 è visitabile a Gallipoli. Si tratta di quello che è ospitato sotto a Palazzo Granafei, proprio nel centro storico della cittadina salentina.
Presicce, altra località del Basso Salento, nel periodo che andava dal ‘700 all’800 era nota a tutti come la “città sotterranea”, proprio per la presenza in gran numero dei frantoi ipogei. Si parla di 30 frantoi, tutti celati al disotto della piazza principale di Presicce, nei quali veniva prodotto l’olio “lampante”, che veniva successivamente esportato in diversi paesi europei, ma serviva anche per l’illuminazione locale. Quello di Presicce è comunque un caso unico in Salento e la sua caratteristica è dovuta forse alla presenza, in zona, di varie falde acquifere in superfice.
Altri centri salentini con frantoi ipogei sono Morciano di Leuca e Sternatia. Nella prima località esistevano circa 20 frantoi, mentre a Sternatia erano 19, uno solo dei quali visitabile oggi. Un frantoio ipogeo in corso di recupero è quello di Noha, una frazione del comune di Galatina e anche a Vernole esiste un frantoio del 1500, il Frantoio Caffa, che è stato ristrutturato a fine secolo scorso dopo aver “lavorato” sino ai primi anni del ‘900. Tra gli altri frantoi ipogei visitabili troviamo anche quello di Specchia e quello di Calimera.
Investire nel Patrimonio del Salento: Un’Opportunità Unica
I frantoi non erano solo annessi alle antiche masserie, ma erano diffusissimi nei centri urbani.
Recentemente molti di questi frantoi sono stati recuperati e ristrutturati, e alcuni sono stati resi visitabili al pubblico, e in altri si sono create strutture molto suggestive, da luoghi di degustazione enogastronomica a delle vere e proprie spa.
La maggior parte dei frantoi era di origine ipogea, ma una minima parte era fuori terra.
Quest’ultima tipologia ha permesso di essere recuperata con più facilità dall’architettura attuale, e di diventare parte integrante del presente, e di essere adibita a vere e proprie abitazioni. Si tratta di edifici realizzati in pietra di tufo, con tipiche volte a stella, perfettamente inglobati nell’abitato attuale.
Un ottimo esempio è rappresentato dall’immobile che proponiamo in vendita a Ruffano, una piccola ma graziosa località del basso Salento: https://www.immobilinelsalento.com/immobile/antico-frantoio-a-ruggiano/
Conclusione
Gli ulivi e i frantoi ipogei del Salento sono testimoni di un passato glorioso e di una tradizione millenaria che continua a vivere nei secoli. Attraverso il loro restauro e la loro valorizzazione, questi antichi luoghi continuano a ispirare e affascinare visitatori da tutto il mondo, offrendo loro l’opportunità di scoprire il fascino unico del Salento e della sua storia straordinaria.