In un precedente articolo su questo blog abbiamo già analizzato le origini storiche del barocco leccese, elencando alcuni eventi e circostanze che ne favorirono la nascita e lo sviluppo, dalla presenza spagnola nel Regno di Napoli alla fine della minaccia portata dall’ Impero Ottomano fino al Concilio di Trento ed alla vasta disponibilità della pregiata pietra leccese; ognuna di queste circostanze ha avuto un peso significativo nello sviluppo delle architetture che hanno ridefinito il panorama della città leccese dalla metà del Cinquecento a quella del Settecento, ma accanto alle circostanze favorevoli ed agli eventi storici, il barocco leccese deve la sua fortuna anche alla visione, alla perseveranza ed all’ impegno di alcuni personaggi storici del capoluogo salentino, quali il vescovo Luigi Pappacoda o gli architetti Giuseppe Zimbalo e Giuseppe Cino.

 

Luigi Pappacoda nel Giugno del 1639 fu chiamato a reggere la diocesi di Lecce e ne rimase vescovo fino alla sua morte, avvenuta nel 1670. Tenne due sinodi diocesani nella città nel 1647 e nel 1663 e nel 1658 approvò l’elezione dei santi Oronzo, Fortunato e Giusto a patroni di Lecce, restaurandone l’ antico culto. Nel 1659 pose la prima pietra per la costruzione della nuova cattedrale e commissionò numerose altre opere all’architetto e scultore Giuseppe Zimbalo. Alla sua morte fu sepolto nel Duomo di Lecce, nel sepolcro presso l’altare di S. Oronzo.

 

Come abbiamo visto alla figura del vescovo Luigi Pappacoda è legata quella dello scultore ed architetto Giuseppe Zimbalo, detto “lo Zingarello” (il soprannome altro non è se non l’italianizzazione del termine dialettale “Zimbarieddhu” ovvero il piccolo Zimbalo, probabilmente per distinguerlo dal padre Sigismondo, anch’ egli artista della pietra) fu l’ architetto più famoso e imitato del barocco leccese. Nel capoluogo salentino l’ artista realizzò la facciata inferiore del Convento dei Celestini, il Duomo, la colonna di Sant’ Oronzo e la Chiesa del Rosario.

 

Per quanto riguarda l’ architetto e scultore Giuseppe Cino, egli lavorò nel capoluogo salentino a partire dalla metà del Seicento, continuando la ricerca stilistica di Giuseppe Zimbalo, di cui ad esempio terminò l’ edificazione del Palazzo dei Celestini. Al Cino si devono anche la costruzione della splendida Chiesa di Santa Chiara, la Chiesa delle Alcantarine e la chiesa del Carmine, sulle quali lavorò fino alla sua morte. Progettò anche il Seminario su commissione di Antonio Pignatelli, all’epoca nuovo vescovo di Lecce.

 

La Basilica di Santa Croce, insieme all’attiguo ex Convento dei Celestini, costituisce la più elevata manifestazione del barocco leccese. Nell’ area dell’attuale basilica era già stato costruito, nel XIV secolo, un monastero, ma fu solo dopo la metà del XVI secolo che si decise di trasformare l’ area in una zona interamente monumentale e per avere lo spazio necessario furono requisite tutte le proprietà degli ebrei del luogo, cacciati dalla città nell’ anno 1510. I lavori per la costruzione della basilica si prolungarono per oltre due secoli e videro coinvolti i più importanti architetti leccesi del tempo. La prima fase della costruzione durò dal 1549 al 1582 e vide la costruzione della zona inferiore della facciata, mentre la cupola venne completata nel 1590. La successiva fase dei lavori, a partire dal 1606, durante la quale vennero aggiunti alla facciata i tre portali decorati, è marcata dall’impegno di Francesco Antonio Zimbalo, poi al completamento definitivo dell’opera lavorarono successivamente Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo.

 

Molto simile è la storia del Duomo: una prima cattedrale della Diocesi di Lecce infatti venne costruita nel 1144 dal vescovo Formoso; nel 1230, per volere del vescovo Roberto Voltorico, la cattedrale venne rinnovata e ricostruita in stile romanico. Successivamente, nel 1659, il vescovo Luigi Pappacoda diede a Giuseppe Zimbalo il compito di ricostruire la chiesa in stile barocco. La costruzione finì nel 1670.  Il Campanile del Duomo venne costruito tra il 1661 e il 1682, sempre da  Giuseppe Zimbalo; venne edificato in sostituzione di quello normanno, voluto da Goffredo d’ Altavilla, crollato agli inizi del Seicento, ed ha un’altezza di 70 metri; dalla sua sommità è possibile ammirare il mare Adriatico e nei giorni particolarmente limpidi anche le montagne dell’ Albania.

 

Sempre nella Piazza del Duomo si affaccia il Palazzo del Seminario costruito dall’ architetto Giuseppe Cino tra il 1694 e il 1709, su commissione del vescovo Michele Pignatelli. Nell’atrio si può ammirare un pozzo decorato, sempre opera del Cino, mentre all’interno del palazzo è presente una cappella del 1696. Al primo piano del palazzo troviamo anche il “Museo diocesano” e la “Biblioteca Innocenziana”, così chiamata dal nome assunto dal Papa Innocenzo XII, che era stato vescovo della città. La biblioteca contiene oltre diecimila volumi, anche di epoca quattrocentesca e cinquecentesca.

 

La Chiesa di Santa Chiara si trova nel centro storico di Lecce, in piazza Vittorio Emanuele II. La sua prima fondazione, voluta dal vescovo Tommaso Ammirato, risale al 1429; venne in seguito quasi completamente ristrutturata tra il 1687 e il 1691. La realizzazione della chiesa, rimasta priva del fastigio superiore, è anch’ essa opera dell’architetto Giuseppe Cino.

 

La Chiesa di Sant’ Irene dei Teatini si trova nel centro storico di Lecce ed è intitolata a Sant’ Irene da Lecce, protettrice della città fino al 1656. Fu edificata a partire dal 1591 su progetto del teatino Francesco Grimaldi e fu ultimata nel 1639, anno della consacrazione ad opera del vescovo di Brindisi. La Chiesa di Sant’ Irene è stata anche al centro di importanti vicende storiche non religiose: nel 1797 venne visitata da re Ferdinando IV di Napoli, mentre nell’ottobre del 1860 ospitò le operazioni di plebiscito per decidere il sì di Lecce ad entrare nel Regno d’Italia. Nel 1866 l’annesso Convento dei Teatini venne soppresso, ma la chiesa rimase comunque aperta al culto.

 

Vi sono ovviamente tanti esempi dello stile barocco leccese anche in altri comuni della penisola salentina, come ad esempio il Duomo di Gallipoli o la Chiesa Madre di Casarano.