Lecce
Biancamente dorato
è il cielo dove
sui cornicioni corrono
angeli dalle dolci mammelle,
guerrieri saraceni e asini dotti
con le ricche gorgiere.
Un frenetico gioco
dell’anima che ha paura
del tempo,
moltiplica figure,
si difende
da un cielo troppo chiaro.
Un’aria d’oro
mite e senza fretta
s’intrattiene in quel regno
d’ingranaggi inservibili fra cui
il seme della noia
schiude i suoi fiori arcignamente arguti
e come per scommessa
un carnevale di pietra
simula in mille guise l’infinito.
(da Dopo la luna, 1956)
Vittorio Bodini è stato un affermato poeta e traduttore pugliese, nacque a Bari ma trascorse la sua infanzia nel capoluogo salentino, tradusse in italiano diversi scrittori spagnoli fra cui Federico Garcia Lorca e Miguel de Cervantes. Nella sua poesia “Lecce” troviamo una splendida ed emozionante descrizione del barocco leccese e partiamo proprio da qui per parlare di questo stile architettonico che in due secoli, tra il il 1550 ed il 1730, cambiò per sempre il volto della città e la rese il gioiello che è oggi, capace di attirare visitatori ormai da tutto il mondo.
Partiamo dalle parole di un affermato traduttore di opere spagnole per una ragione precisa, il legame tra la Spagna e l’ Italia non è casuale se parliamo del barocco leccese, questo stile infatti è molto influenzato dal plateresco spagnolo, uno stile artistico, fiorito in Spagna nel XV e nel XVI secolo, caratterizzato da molti ornamenti e composto partendo dall’ imitazione dei lavori di argenteria (in spagnolo “plata”), da cui appunto proviene il nome di plateresco. Pochi decenni dopo la presenza spagnola nel Regno di Napoli contribuisce in maniera decisiva allo sdoganamento di questo gusto per i dettagli e le decorazioni e quindi alla nascita del barocco leccese. Ci sono anche altre ragioni storiche alla base di questa primavera barocca nel Tacco d’ Italia, come ad esempio l’ esito della Battaglia di Lepanto del 1571, che indebolisce notevolmente le armate dell’ Impero Ottomano, rendendo il Sud dell’ Italia meno esposto alle scorribande dei pirati ed alle invasioni del nemico. Infine la Controriforma, ovvero un’ insieme di misure di rinnovamento spirituale, teologico e liturgico con le quali la Chiesa cattolica riformò le proprie istituzioni dopo il Concilio di Trento. A seguito di questi provvedimenti furono molte le chiese riadattate a livello architettonico per essere più funzionali alle nuove liturgie post-tridentine, molti edifici di costruzione medievale furono “rinnovati”, mediante abbellimenti con stucchi, marmi e decorazioni varie, che fecero assumere a queste l’aspetto di chiese barocche. Ma il barocco ebbe particolare fortuna in Salento anche grazie alla qualità della pietra locale impiegata: la pietra leccese, di cui abbiamo già parlato in questo blog, ovvero un calcare tenero e compatto dai toni caldi e dorati adatto alla lavorazione con lo scalpellino.
Il barocco leccese risulta subito riconoscibile anche agli spettatori meno esperti, per via delle sue sgargianti decorazioni che caratterizzano i rivestimenti degli edifici: esuberanze appunto barocche, motivi floreali, figure umane ed animali mitologici, fregi e stemmi. Tutta questa ricchezza di elementi decorativi agricoli e floreali è una metafora della “grazia di Dio” e della bellezza del creato. Tra i frutti più ricorrenti si incontrano la pigna, simbolo di fertilità e di abbondanza, la mela, simbolo della tentazione ma anche della redenzione, la melagrana, simbolo della Resurrezione, la vite, attributo del Cristo.
Questo nuovo stile che dapprima aveva interessato solo gli edifici sacri e nobili, si diffuse poi anche nell’ architettura civile e dunque i suoi i motivi floreali, le figure, gli animali mitologici, i fregi e gli stemmi trionfarono anche sulle facciate, sui balconi e sui portali degli edifici privati.
Fino ad allora Lecce era stata una città fortificata, quasi austera, raccolta attorno alla mole severa del Castello di Carlo V, ma in dopo meno di due secoli si trasformò notevolmente, diventando quel “… carnevale di pietra, che simula in mille guise l’ infinito” raccontata da Bodini nei suoi bellissimi versi. Nel prossimo articolo di questo blog vedremo di analizzare nel dettaglio ognuno degli edifici frutto di questa mirabile rivoluzione architettonica.