“A Lecce anche le abitazioni più povere sono di gusto. In nessun’altra città ho visto tante porte, finestre, logge, pilastri, balaustre tutte di pietra. La pietra qui si lavora con facilità.”
(George Berkeley)
George Berkeley, celebre teologo e filosofo considerato, assieme a John Locke e David Hume, il padre dell’ empirismo, scrisse delle splendide parole sulla Puglia ed in particolare su Lecce che egli, nel suo “Diario di viaggio in Italia” (1717), definì senza mezzi termini “la città più bella d’ Italia”. Il filosofo ne apprezzò le architetture di chiese, conventi e palazzi nobiliari, come anche il paesaggio circostante ed inoltre espresse lodi convinte sul popolo che abitava la città, di cui scrisse “persone civili ed educate, sembra che abbiano ereditato l’amabilità degli antichi greci che in passato hanno abitato queste parti dell’Italia”, ma come mostra la citazione in apertura di questo articolo, al suo sguardo da empirista sensibile non sfuggì che parte della bellezza delle architetture locali, al di là della maestria degli artigiani che le costruivano, era dovuta anche alla qualità della pietra impiegata nella costruzione, la famosa “pietra leccese”.
La pietra leccese, chiamata in dialetto “leccisu”, è di origine calcarea, fa parte del gruppo delle calcareniti marnose e la sua formazione è stata individuata dai tecnici nel Periodo Miocenico, ovvero circa 20 milioni di anni fa. Tra le sue proprietà c’è la presenza, nella formazione stessa, di frammenti di conchiglie, piccoli fossili che ne arricchiscono geologicamente la struttura, ma anche di argille, quarzi e minerali che la fortificano e la rendono ancora più unica. È di colore giallo paglierino, ma le particolarità della sua composizione la arricchiscono di infinite sfumature che la rendono ancora più intrigante e spettacolare.
Oltre a caratterizzarla a livello visivo, la natura stessa della pietra la rende assai sensibile all’azione degli agenti atmosferici naturali, quali l’umidità o la stagnazione di acqua ed anche agli agenti di origine umana quali lo smog. Per renderla più resistente, i maestri scultori dell’epoca barocca usavano trattare la roccia con del latte, il lattosio infatti, penetrando all’interno della pietra grazie alla porosità di questa, la dotava di uno strato protettivo impermeabile, senza alterarne le qualità estetiche. Questo trattamento ne rendeva anche più semplice la lavorazione. Oggi il trattamento a base di lattosio non è del tutto scomparso, ma è affiancato da altri trattamenti più tecnologici e moderni. Va detto che l’ usura del tempo a volte arricchisce la pietra leccese, aggiungendo alla sua bellezza naturale una ulteriore gamma cromatica molto affascinante e calda, con colori che vanno dal beige all’ambrato e perfino, in certi casi, a profonde sfumature rosate. La facilità di lavorazione della pietra leccese, nota da tempo come evidenzia sempre la citazione con cui si apre questo articolo, è una caratteristica che ha sicuramente contribuito al successo locale ed in seguito mondiale di questo materiale pregiato.
La pietra leccese viene estratta per lo più nelle cave a cielo aperto presenti soprattutto nei comuni di Lecce, Corigliano, Melpignano, Cursi e Maglie, a una profondità che può arrivare fino a 50 metri; la durezza della pietra varia a seconda della profondità del punto di estrazione e mentre quella estratta a livelli più superficiali viene utilizzata soprattutto per realizzare sculture e decorazioni, dai banchi profondi, più duri, si estrae il materiale da impiegare nell’edilizia, per farne piani di calpestio e viene utilizzata anche come pietra refrattaria per i caminetti.
La pietra leccese fa parte dell’ anima del Barocco Leccese, lo stile architettonico nato nel capoluogo salentino tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVIII secolo, riconoscibile per le sue splendide decorazioni che caratterizzano i rivestimenti degli edifici. Lo stile, influenzato dal plateresco spagnolo, deve la propria nascita all’opera di architetti locali come Giuseppe Zimbalo (1617-1710) e Giuseppe Cino (1644-1722). I frutti di questo stile peculiare da conoscere assolutamente sono il Palazzo dei Celestini, la chiesa di Santa Croce, la Chiesa di Santa Chiara, la Chiesa di Santa Irene e il Duomo, ne riparleremo più approfonditamente su questo blog. La pietra leccese ha conosciuto una grande fortuna durante l’epoca barocca, ma essa veniva apprezzata già in epoca classica e pre-classica.
Fra gli scultori che hanno usato ed usano tutt’ oggi la pietra leccese, segnaliamo il lavoro di Stefano Garrisi, Renzo Buttazzo, Antonio Margarito ed Andrea Serra.