La costa del Salento offre sempre uno spettacolo panoramico notevole, che la si percorra salendo, verso il Nord della regione dalla parte orientale o verso la città di Taranto dalla parte ionica occidentale, oppure che la si discenda verso il Capo di Leuca, la bellezza degli scorci è sempre meritevole ed è difficile resistere alla voglia di sostare per godersi la vista del mare, le albe dorate o i tramonti infuocati.
Chi ha famigliarità con questi splendidi paesaggi avrà notato che vi sono spesso delle torrette in pietra, oppure i resti di queste, a puntellare questi scorci, come se fossero state messe lì per ragioni estetiche, quasi per fare da contrappunto verticale sulla terraferma all’ orizzonte fisso del mare. Rappresentano quasi delle pietre miliari nell’ economia del paesaggio, costituiscono anche un patrimonio affettivo per la popolazione locale che vi associa le Marine circostanti, tanto che alcune di queste torrette nel tempo sono diventate parte della toponomastica salentina, anche se ufficialmente come “località”, spesso queste torrette indicano dei luoghi a sé, per un abitante della zona recarsi a Porto Miggiano è diverso che recarsi a Santa Cesarea Terme, nonostante Porto Miggiano sia appunto una “località” del Comune di Santa Cesarea Terme.
Ma cosa sappiamo di queste torri? Quando furono costruite e per quale motivo? È interessante rispondere a queste domande perché le risposte ci raccontano molto della storia del Salento e più in generale di tutto il Sud Italia. La costruzione di torri costiere ha una ragione essenzialmente militare, sono sempre state in primis degli avamposti di avvistamento e difesa dalle incursioni di eserciti nemici o “pirati”, quelle di cui restano tracce sul territorio o nei documenti storici risalgono tutte all’ epoca medievale, anche se è probabile che ne fossero state costruite alcune anche in epoche precedenti, di queste però non è rimasta alcuna traccia, quelle che restano visibili ai nostri giorni risalgono o agli anni del XI secolo oppure, nella maggior parte dei casi, agli anni tra il XVI ed il XVII secolo, gli anni in cui su tutto il Sud Italia regnava Don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga in qualità di Vicerè del Regno di Napoli, per conto di Carlo V d’ Asburgo.
Le prime torri costiere nel Sud Italia furono costruite dunque nel XI secolo per difendere i territori dalle scorribande piratesche, ma a causa dei continui cambiamenti politici che non consentivano mai un’ amministrazione stabile del territorio, un vero e proprio sistema di difesa integrato e funzionante su tutta la costa non fu mai terminato e le poche torri costruite finirono per diventare proprietà delle famiglie locali, che le usavano per difendere e sorvegliare esclusivamente i loro possedimenti. Le cose cambiarono a metà del XV secolo, quando le scorribande sul territorio italiano dei pirati e soprattutto degli invasori ottomani divennero sempre più frequenti, risale infatti all’ anno 1480 la presa di Otranto da parte degli invasori ottomani, che nel raggiungere la cittadina salentina non trovarono praticamente nessuna resistenza, soprattutto poterono sbarcare sul territorio salentino senza venire avvistati e dunque senza che nessuno avvertisse i cittadini di Otranto.
Proprio in seguito al tragico evento, Don Pedro de Toledo, diventato Vicerè del Regno di Napoli nel 1532, decise di implementare e far funzionare il sistema delle torrette di controllo, che dovevano essere abbastanza da poter sorvegliare tutta la costa del Sud Italia e poiché il principale pericolo era il sempre più potente Impero Ottomano e dunque proveniva da Est, fu proprio il Salento, per la sua posizione geografica esposta, ad essere al centro di questo sistema di sorveglianza. Questo tipo d’ impresa, ovvero la costruzione di oltre 300 torri costiere, per i canoni del tempo non fu affatto banale, anche per una questione di costi, perciò spesso le torri vennero costruite con un sistema di “appalto” piuttosto innovativo per il tempo, ovvero la costruzione era affidata ad un privato che in cambio dell’ opera poteva fregiarsi del titolo militare di “Capitano di torre”. Non mancarono gli imprevisti, ad esempio in alcuni casi questi privati, nonostante l’ indicazione precisa del Vicerè di utilizzare acqua dolce per la lavorazione e la posa dei materiali, utilizzavano l’ acqua salata del mare per risparmiare sui costi, ma le torri costruite con l’ acqua salata soffrivano l’ erosione e crollavano in pochissimo tempo. Nonostante tali imprevisti il lavoro fu lentamente portato a termine ed il Regno di Napoli soffrì l’ avanzata ottomana con sempre meno danni, finché la decisiva battaglia di Lepanto del 1571 non scongiurò per sempre il pericolo ottomano per le nostre coste.