Il Salento non è solo terra di mare e di barocco: è anche terra di sapori intensi, di profumi mediterranei e di simboli che raccontano identità e appartenenza. Tra questi, il peperoncino – il “maru” in dialetto salentino – occupa un posto speciale, capace di legarsi alla cultura popolare, all’architettura e persino alle leggende tramandate di generazione in generazione.

Origini e storia del peperoncino nel Salento

Il peperoncino arriva in Europa dopo la scoperta dell’America, ma nel Salento trova subito terreno fertile. Coltivato negli orti di campagna e nei giardini delle case a corte, diventa presto ingrediente fondamentale della cucina contadina: povera negli ingredienti, ma ricca di sapore. Non solo condimento: il peperoncino è stato a lungo considerato anche un “amuleto naturale”, simbolo di protezione contro il malocchio, tanto che in molte case salentine lo si appendeva alle porte o alle finestre, spesso intrecciato a grappoli che ricordano le collane di corallo.

Simboli e leggende

La forma allungata e il colore rosso vivo hanno reso il peperoncino un potente segno di fertilità e di energia vitale. Leggende popolari raccontano che portarne uno in tasca o appenderne un mazzetto in cucina aiutasse a tenere lontana la sfortuna. In alcuni paesi del Salento, il peperoncino veniva persino intrecciato con l’aglio e appeso sotto gli archi delle masserie o accanto ai pozzi, come simbolo di protezione delle scorte alimentari e dei raccolti.

Architettura e cultura del peperoncino

Nel Salento il peperoncino non è solo un ingrediente della cucina o un amuleto: è parte integrante della scenografia architettonica dei paesi.

  • Facciate bianche e grappoli rossi: nelle case a corte e nelle masserie, i peperoncini venivano appesi in lunghe trecce (“nzerti”) e lasciati essiccare sui muri bianchi in calce. Questo contrasto cromatico – il bianco candido della pietra e il rosso vivo del peperoncino – è diventato quasi un segno distintivo del paesaggio urbano salentino.
  • Corti e balconi: nelle dimore storiche con loggiati o balconi in pietra leccese, i peperoncini venivano appesi come veri e propri “ornamenti naturali”. A volte, insieme a corone d’aglio o rametti di ulivo, formavano decorazioni che univano utilità, protezione e bellezza.
  • Elementi apotropaici: in alcune masserie fortificate, accanto alle nicchie votive dedicate ai santi o alle Madonne, si potevano trovare grappoli di peperoncino appesi alle porte delle stalle o dei granai. Servivano non solo a scacciare gli insetti, ma anche come protezione simbolica contro il “malocchio” e le invidie.

Questa presenza del peperoncino nelle architetture domestiche e rurali è un tratto identitario che racconta la fusione tra funzione pratica e significato simbolico.

Leggende e storie antiche sul peperoncino in Salento

Il peperoncino è legato a numerose credenze popolari che, pur avendo radici comuni al Sud Italia, nel Salento hanno assunto sfumature particolari:

  1. Il peperoncino contro la “jettatura” A Lecce, già nell’Ottocento, i venditori di piazza portavano sempre in tasca un peperoncino secco. Serviva a difendersi dalla “jettatura” (malocchio), soprattutto quando si maneggiavano soldi o si concludevano affari. Ancora oggi molti anziani custodiscono un mazzetto di peperoncini accanto ai portafogli o appesi in cucina.
  2. Il rito delle nozze In alcuni paesi del Capo di Leuca, esisteva l’usanza di regalare agli sposi un “nzerto” di peperoncini da appendere all’ingresso della nuova casa. Simbolo di fertilità e passione, serviva a proteggere la coppia e ad augurare prosperità.
  3. La leggenda del contadino di Ruffano Una storia popolare narra di un contadino di Ruffano che, stanco dei furti nei suoi campi, cominciò a piantare file di peperoncini rossi intorno all’orto. Si dice che i ladri, spaventati dal fuoco che il frutto portava in bocca e convinti avesse poteri magici, smisero di avvicinarsi. Da allora, il peperoncino è considerato nel paese un simbolo di protezione e abbondanza – forse proprio alla radice del legame che oggi Ruffano celebra con il suo “Maru”.
  4. Il peperoncino e i pescatori Lungo le coste, i pescatori solevano appendere grappoli di peperoncino alle barche o alle reti per proteggersi dalle tempeste e attirare buona sorte. Alcuni racconti marinari dicono che, durante le notti di luna piena, i riflessi rossi dei peperoncini appesi brillassero come fuochi fatati, guida simbolica per il ritorno a casa.

Un patrimonio da vivere (anche abitandolo)

Il peperoncino, con la sua energia e vitalità, diventa metafora perfetta del Salento: autentico, forte, inconfondibile. Chi sceglie di acquistare una casa qui non porta con sé solo un immobile, ma entra a far parte di una cultura viva, fatta di sapori, leggende e feste di comunità. Immaginatevi a vivere in un’antica dimora con cortile a corte, dove appendere grappoli di peperoncino che si accendono di rosso contro il bianco della calce: un dettaglio semplice, ma capace di raccontare una storia millenaria.