Le Case con il Tetto a “Cannizzu” nel Salento: Un’Architettura Tradizionale e Ingenua
Nel cuore del Salento, soprattutto nelle campagne e nei piccoli borghi, si trovano ancora oggi le antiche case con il tetto a “cannizzu”, un sistema edilizio ingegnoso che ha caratterizzato l’architettura rurale di questa terra per secoli. Questo particolare tipo di copertura, realizzato con canne intrecciate e calce, era utilizzato per garantire un’ottima coibentazione termica, adattandosi perfettamente al clima caldo del Sud Italia.
Origine e Storia del Cannizzu
L’uso delle canne per la costruzione dei tetti affonda le sue radici in epoche molto remote, quando i contadini e gli artigiani del
Salento, privi di materiali costosi, sfruttavano le risorse naturali disponibili. Il canneto, diffuso lungo fiumi, laghi e zone umide, forniva una materia prima economica e facile da lavorare.
I motivi di una così diffusa tecnica di copertura sono da ricercarsi esclusivamente nell’esiguo costo dei materiali impiegati, rispetto alle ben più costose e complesse volte in muratura; ma ciò non significava affatto che tale tecnica sia stata in passato appannaggio delle architetture più semplici e povere. Sovente, anche i palazzi nobiliari possedevano all’ultimo piano tali coperture, anche se mascherate da alti frontoni, come ad esempio Palazzo Castriota a Melpignano, Palazzo Rescio a Copertino o tanti altri esempi, riconoscibili ai giorni nostri per l’ultimo piano a “cielo aperto”.
Già nel Medioevo, questa tecnica edilizia era comune nelle abitazioni più umili, come masserie e pajare (i tipici trulli salentini). Le capanne, ovvero gli elementi pertinenziali, quali abitazioni e magazzini, non erano i soli elementi realizzati con tali semplici tecniche costruttive. In alcuni casi, anche la torre, l’elemento fortificato al centro di ogni complesso masserizio, possedeva alla sua sommità due falde inclinate. Un ultimo esempio è una particolare architettura spontanea nata dalla fusione degli elementi tipici di città e campagna: la caseddhra. Una costruzione a secco a pianta rettangolare con una stretta somiglianza all’immagine dei nostri trulli, ma al contrario di questi ultimi, non coperta da una lastra cupola bensì da un tetto formato da una rustica struttura di legno, canne e tegole.
Le caratteristiche di deperibilità e fragilità dei materiali impiegati erano tali che ciclicamente si doveva provvedere allo smontaggio e
alla ricostruzione del tetto. È difficile quindi trovare ai giorni nostri opere che abbiano più di cento anni. Forse l’unica eccezione è racchiusa all’interno delle mura del Santuario di San Giuseppe da Copertino; la costruzione eretta dal maestro Adriano Preite nel 1754 conserva intatta l’umile stalletta dove nel 1603 il Santo venne alla luce.
Con l’arrivo di tecniche più moderne, il “cannizzu” è stato progressivamente abbandonato, ma oggi sta tornando in voga grazie all’attenzione per le costruzioni eco-sostenibili e l’architettura tradizionale.
Come è Fatto un Tetto a Cannizzu?
La struttura di un tetto a “cannizzu” si basa su tre elementi principali:
- Travi di legno – Chiamate “murali”, generalmente realizzate in ulivo, quercia o leccio, fungono da sostegno principale.
- Cannicciato – Strati di canne intrecciate e legate tra loro con corde o rami di salice, formando un intreccio robusto.
- Copertura in calce e terra battuta – La calce veniva applicata sopra il cannicciato per impermeabilizzare il tetto e proteggerlo dagli agenti atmosferici.
- Copertura esterna in tegole – l’ultimo strato, quello a contatto con l’esterno, è costituito dall’ l’imbrice (irmice o ‘mbrice in alcune varianti), termine dialettale con cui viene indicata la tegola. Tali laterizi venivano realizzati in centri urbani specializzati nelle produzioni ceramiche, come Cutrofiano, Grottaglie, Lucugnano e San Pietro in Lama; non a caso, quest’ultima località era conosciuta in passato anche con il nome di San Pietro degli embrici.
I Benefici del Tetto a Cannizzu
Nonostante la sua apparente semplicità, il tetto a “cannizzu” offriva numerosi vantaggi:
- Isolamento termico naturale – Le canne creano una barriera d’aria che mantiene l’interno fresco d’estate e caldo d’inverno.
- Materiali ecologici e sostenibili – Tutti i materiali utilizzati sono naturali e a basso impatto ambientale.
- Leggerezza e flessibilità – Il tetto si adatta ai piccoli movimenti della struttura, riducendo il rischio di crepe.
- Basso costo di realizzazione – Le canne erano facilmente reperibili e non necessitavano di lavorazioni complesse.
Dove si Trovano Ancora le Case con il Cannizzu?
Oggi, le case con il tetto a cannizzu si possono ancora trovare in alcune aree rurali del Salento, specialmente nelle campagne di Nardò, Galatina, Specchia e nei pressi di Otranto E Martignano. Alcune masserie storiche conservano ancora questi tetti, mentre nelle ristrutturazioni più recenti si cerca di riproporli in chiave moderna, utilizzando tecniche innovative per migliorarne la resistenza e la durata nel tempo.
Il Ritorno del Cannizzu nell’Architettura Moderna
Negli ultimi anni, il recupero delle tecniche costruttive tradizionali ha portato architetti e designer a riscoprire il valore del tetto a “cannizzu”. Oggi viene spesso utilizzato nelle ristrutturazioni eco-friendly, nelle masserie di lusso e negli agriturismi che vogliono mantenere un legame con la tradizione locale.
Se ti capita di visitare il Salento, fai attenzione ai dettagli delle case più antiche: potresti scoprire che sotto uno strato di calce si nasconde ancora un antico tetto a cannizzu!



