Nell’ottobre 2024 Lecce ha ospitato la tredicesima edizione di “Architects Meet”, evento ideato dall’AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica), in collaborazione con il Comune di Lecce, il Polo Biblio-Museale e l’Ordine degli Architetti PPC di Lecce. Il tema scelto per questa edizione, “HyperRegionalism”, materialità e immaterialità dell’Architettura”, ha esplorato una tendenza contemporanea che contrappone all’omogeneità globale un’architettura radicata e riconoscibile, capace di coniugare innovazione tecnologica e tradizione locale.

 

Il concetto di “HyperRegionalism” si fonda su un nuovo equilibrio tra tecnologie tradizionali e avanzate, con un’attenzione particolare alla sostenibilità e all’efficienza energetica. Come sottolineato dal critico e storico dell’architettura Luigi Prestinenza Puglisi, presidente dell’AIAC, il tema rappresenta una risposta alla standardizzazione: “Recuperiamo frammenti significativi delle preesistenze per creare un dialogo tra vecchie materialità e nuovi flussi immateriali.”

Le giornate dell’evento hanno visto il coinvolgimento di architetti, critici e progettisti provenienti da tutta Italia e dall’estero, che hanno condiviso progetti emblematici di questa visione.

 

Lecce, scelta per il suo patrimonio architettonico unico, ha fatto da cornice ideale per l’evento. Le sedi principali, tra cui il Teatro Paisiello, la Biblioteca Bernardini e la Chiesa di Santa Maria di Ogni Bene, hanno ospitato conferenze, mostre e incontri, creando un’esperienza immersiva per i partecipanti.

 

Manuel Aires Mateus, architetto portoghese di fama internazionale, ha ricevuto il Premio Internazionale “Architects Meet in Lecce 2024”. Durante la sua lectio magistralis al Teatro Paisiello, ha illustrato il progetto di restauro della Torre 67 ad Alezio, un esempio di come il recupero del passato possa convivere con una progettazione contemporanea sostenibile.

Costeggiando i muretti a secco di una stretta viuzza di campagna nel Sud Salento, si giunge a Torre67, il primo progetto in Puglia di Mateus. La torre, di pianta quadrata e strutturata su due livelli, si innalza nel cuore della zona rurale di Alezio (Lecce). Immersa in un paesaggio di coltivazioni, vigneti e fiori selvatici, due ulivi segnati dalla Xylella accolgono l’ingresso, come colonne che evocano la memoria di un paesaggio ormai perduto. Costruita tra il XII e il XIV secolo, inizialmente destinata a scopi di avvistamento, la torre ha subito diverse trasformazioni nel tempo, mantenendo tracce di simbologie religiose. Oggi, grazie al rigoroso intervento di restauro dello studio portoghese, la torre ritorna alla sua forma originaria.

Il restauro, completato nel 2024, si è basato sulla valorizzazione del valore storico del sito, con l’obiettivo di restituire alla torre la sua struttura originaria. L’intervento ha previsto l’eliminazione di corpi aggiuntivi e ha posto in risalto il murato in tufo e le aperture originali. Un approccio radicale, dato che la torre non è vincolata e che parte delle strutture demolite non sono state ricostruite, ma riutilizzate per la creazione di nuove componenti: la piscina, dalla sagoma che replica la torre, e i percorsi nel paesaggio circostante.

L’edificio è stato trasformato in residenza per due committenti milanesi che hanno scelto di vivere in Puglia. La zona giorno si trova al piano terra, mentre al primo piano si trovano una camera da letto, un bagno e un piccolo ufficio. Tutti gli ambienti sono caratterizzati da volte tradizionali e pavimenti in cocciopesto, tufo battuto e travertino, mentre le pareti sono rifinite con calce e canapa. La scelta di conservare integralmente la struttura, l’utilizzo di materiali locali e naturali per gli arredi e l’assenza di impianti di climatizzazione e riscaldamento sono gli aspetti più radicali del progetto. L’inerzia termica delle murature e la ventilazione naturale compensano parzialmente la mancanza di sistemi di raffrescamento e riscaldamento.

Questa trasformazione rappresenta un esempio di un abitar e lento, quasi monastico, che si allontana dai ritmi frenetici della vita moderna e riscopre valori del passato, non solo estetici ma anche legati al contatto diretto con il territorio.

Il progetto si inserisce in un contesto particolarmente attuale in Puglia, dove molti edifici storici stanno venendo restaurati e trasformati in abitazioni o strutture ricettive, grazie anche al supporto di fondi regionali. In questa regione, si contrappongono la progettazione radicata al territorio, che preserva la memoria storica, e la crescente richiesta di comfort e prestazioni energetiche elevate, un tema che è stato oggetto di discussione durante “Architects Meet” a Lecce.

 

L’evento è stato arricchito da due mostre curate nei minimi dettagli:

– “HyperRegionalism”, curata da Riat Archidecor, ha presentato oltre 100 progetti di studi italiani, valorizzando il rapporto tra preesistenze storiche e soluzioni architettoniche innovative. L’installazione era composta da tavoli in legno, poi impreziositi artigianalmente da una pittura decorativa ecologica in diverse tinte di colori, sostenuti da alcuni elementi in ferro molto essenziali. I tavoli hanno spitato circa 140 quaderni in ognuno dei quali era illustrato un progetto realizzato da uno studio di architettura. Il tema della mostra è Hyperregionalism: ad un’architettura senza anima, uguale in tutti i posti, oggi si cerca di contrapporre spazi che siano radicati e riconoscibili e costruzioni in cui la materia giochi un ruolo di primo piano.

– “Supermostra 24”, a cura di Ilaria Olivieri e Luigi Prestinenza Puglisi, un osservatorio e una mostra itinerante ha esplorato il lavoro di 33 progettisti emergenti, con lo scopo di verificare quanto di interessante avviene, nel campo dell’architettura, nelle diverse aree regionali della penisola, inaugurando il sistema espositivo “STELO”, un progetto innovativo del Polo Biblio-Museale di Lecce.

 

Con oltre 600 presenze registrate, “Architects Meet 2024” si è concluso con un bilancio estremamente positivo. “Abbiamo gettato le basi per una riflessione profonda sul futuro dell’architettura italiana,” ha dichiarato Prestinenza Puglisi. L’evento ha trasformato Lecce in una capitale internazionale dell’architettura, consolidando il suo ruolo come punto di riferimento per l’architettura contemporanea e per il dialogo tra tradizione e innovazione.

Il tema dell’HyperRegionalism, che esplora un’architettura in armonia con il contesto locale, ha messo al centro le specificità del Salento, come l’uso della pietra leccese e del carparo. Questi materiali sono stati valorizzati come esempi di sostenibilità e innovazione architettonica.

Con una partecipazione internazionale di oltre 300 professionisti e studiosi, l’evento ha rafforzato la visibilità di Lecce e del Salento, posizionandoli come centro culturale e turistico per l’architettura.

L’evento ha confermato Lecce come laboratorio di innovazione architettonica, combinando memoria storica e contemporaneità. Questi incontri annuali, se continuati, potranno consolidare ulteriormente l’identità del Salento come modello di sviluppo sostenibile basato sulla valorizzazione delle sue risorse uniche.