Il sale, una sostanza che accompagna l’umanità fin dai primordi, è più di un semplice condimento: è un simbolo universale, un legame tra tradizione, storia e cultura. Da sempre essenziale nella vita quotidiana e nei riti sacri, il sale ha influenzato profondamente l’evoluzione delle civiltà, assumendo significati pratici e spirituali.

Un bene antico e prezioso

Fin dall’antichità, il sale è stato considerato un bene prezioso. Nelle culture antiche, come quella romana, era tanto importante da essere utilizzato come moneta di scambio. Il termine salario, infatti, deriva proprio dalla pratica di retribuire i soldati romani con il sale, una risorsa indispensabile per la conservazione degli alimenti e la sopravvivenza.

La Via Salaria, una delle più antiche strade romane, testimonia la centralità del sale nei traffici commerciali dell’Impero. Questo elemento, con la sua capacità di conservare i cibi, simboleggiava anche l’incorruttibilità e l’eternità. Le sue connotazioni spirituali si ritrovano in molte culture: nei riti cristiani rappresenta purezza e alleanza, mentre presso i popoli orientali il “patto di sale” simboleggia un accordo duraturo e sacro.

Il sale nella cultura popolare

Il linguaggio e le tradizioni popolari riflettono l’importanza del sale nella vita quotidiana. Espressioni come “avere sale in zucca” o “un conto salato” evocano intelligenza e valore. Nelle favole e nei racconti popolari, il sale diventa un simbolo ricorrente. Nel Salento, ad esempio, si narra la storia del pescatore e del pesciolino Sale, che, con astuzia, dimostra di avere più “sale in testa” del suo catturatore.

Anche il nome stesso del Salento potrebbe essere legato al sale. Secondo una leggenda, il termine deriva da Re Sale, un mitico sovrano dei Messapi, un antico popolo che abitò queste terre prima dell’arrivo dei Greci e dei Romani.

La produzione del sale: tra ingegno e resistenza

Nel corso della storia, la produzione del sale è stata spesso regolamentata dallo Stato. In Italia, il monopolio del sale ha segnato intere epoche, portando alla persecuzione di chi tentava di produrlo clandestinamente. Le coste del Salento, con le loro scogliere e cavità naturali, furono teatro di una produzione ingegnosa ma illegale. Ancora oggi, lungo la litoranea tra Gallipoli e Santa Caterina, si possono osservare tracce di queste saline improvvisate, simboli di una lotta quotidiana per la sopravvivenza.

Le Vie del Sale: tra natura e storia

Uno degli esempi più affascinanti del legame tra il sale e il territorio è rappresentato dalle Vie del Sale nel Salento. Situate nei pressi di Corsano, queste antiche strade, delimitate da muretti a secco, un tempo collegavano le vasche di raccolta del sale sulla costa con i centri abitati dell’entroterra. Oggi, questi percorsi rappresentano un patrimonio di straordinaria bellezza naturale e storica.

Lungo i tratturi principali, come Nsepe, Scalapreola e Scalamunte, i visitatori possono immergersi in un paesaggio intatto, tra la macchia mediterranea e il mare cristallino. Camminare su queste antiche vie significa tornare indietro nel tempo, riscoprendo le tracce di un passato che ha modellato l’identità del territorio.

La Salina dei Monaci di Torre Colimena

Un altro esempio straordinario del legame tra il sale e il paesaggio è la Salina dei Monaci di Torre Colimena, situata sulla costa ionica. Questo luogo, oggi riserva naturale protetta, è un ecosistema unico, dove storia e natura convivono armoniosamente.

Il nome Monaci deriva dai Monaci Benedettini, che a partire dall’anno mille avevano reso quest’area una fabbrica del sale. L’acqua marina si depositava durante le mareggiate in una depressione naturale oltre le dune, fornendo una riserva di quello che in passato era considerato l’oro bianco, il sale. Per migliorarne lo sfruttamento, i monaci tagliarono la roccia creando un canale di scorrimento e regolazione dell’afflusso di acqua, e realizzarono edifici per la lavorazione ed il deposito del sale, oltre ad una torre di guardia e ad una cappella affrescata dedicata alla Madonna del Carmelo. Negli anni che vanno dalla fine del 1800 agli anni ’40 si proposero interventi di bonifica per il problema della malaria, qui particolarmente diffusa. Per fortuna gli interventi furono minimi, e non compromisero la Salina e i suoi panorami.

A partire dagli anni ’60 la Salina fu oggetto di pesanti interventi di speculazione edilizia e sviluppo turistico incontrollato. Furono distrutte dune e importanti distese di macchia mediterranea, le falde furono inquinate, la salina fu persino utilizzata come campo di calcio estivo. A ciò si aggiunse la nefasta presenza dei bracconieri.

Gli anni successivi rappresentarono un’inversione di rotta, una nuova sensibilità ambientale e l’impegno delle istituzioni portarono ad interventi a tutela della zona e all’istituzione, nel 2000, dell’Area protetta delle saline di Torre Colimena, dal 2010 inserita nell’elenco delle aree protette italiane.

I Magazzini sono un complesso con volta a botte di 3 locali piuttosto ampi (misurano 25×8 mt). La Cappella si trova a poche decine di metri dal complesso dei magazzini e conserva ancora la volta originaria, le pareti son affrescate. La Torre ha base quadra e tronco piramidale.

Oggi, la riserva è un habitat ideale per specie rare, come i fenicotteri rosa, ed è circondata da una rigogliosa macchia mediterranea. La spiaggia adiacente, con le sue dune dorate, completa il fascino di questa destinazione, perfetta per chi cerca bellezza e tranquillità.

 

Un patrimonio da preservare

Il sale, con la sua storia millenaria, continua a essere una risorsa preziosa, come simbolo di tradizione, cultura e connessione con la natura. Le tracce lasciate dal suo uso e dalla sua produzione, come le Vie del Sale e le saline, rappresentano un patrimonio inestimabile, che merita di essere valorizzato e protetto.

Visitare questi luoghi significa rendere omaggio a un elemento che ha plasmato la storia e l’identità delle comunità umane, e riscoprire il legame profondo che ci unisce alla terra e al mare.