Il Salento vanta un’affascinante storia millenaria, in particolare nella città di Lecce, conosciuta anche come la “Firenze del Sud”. Lecce non è solo un gioiello del barocco, ma un luogo in cui si respira il passato attraverso i monumenti e le antiche mura che un tempo la proteggevano.
In epoca medievale, l’unico modo per entrare nella città era attraverso una delle sue quattro porte monumentali. Questi passaggi, ora importanti testimonianze storiche, rappresentavano non solo l’accesso fisico alla città, ma anche una difesa strategica contro gli attacchi nemici. Alcune porte prendevano il nome dai santi, altre dalle vie che conducevano a importanti destinazioni.
Il sistema difensivo della città di Lecce era stato rafforzato nel XVI secolo per ordine di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, che fece costruire un’imponente cinta muraria per proteggere la popolazione dai frequenti attacchi dei pirati saraceni. Oggi, le tre porte sopravvissute a quei tempi evocano storie di difesa, fede e potere, mentre la quarta, ormai scomparsa, è ricordata come parte integrante di questo ricco patrimonio storico.
Le Quattro Porte di Lecce: Uno Sguardo Dettagliato
Le quattro porte di Lecce sono monumenti che hanno assistito a secoli di storia. Tra queste, Porta Rudiae, Porta Napoli e Porta San Biagio sono ancora presenti, mentre Porta San Martino è stata distrutta nell’Ottocento. Esploriamole nel dettaglio.
Porta Rudiae: Porta Rudiae prende il nome dall’antica strada che conduceva alla città messapica di Rudiae, oggi un sito archeologico che offre uno spaccato delle radici più antiche del Salento. Mario Cazzato, nella sua “Guida della Lecce Fantastica” (Congedo Editore – 2006), ci informa che nei pressi di Porta Rudiae vi era un tempo l’ingresso alla via sotterranea Malenniana, che partiva dalla piazza e congiungeva la città di Lecce all’antica Rudiae. Situata nell’attuale via Adua, questa porta fu costruita nel XVII secolo sulle rovine di un ingresso medievale ancora più antico.
Lo stile barocco della porta è inconfondibile, con al centro la statua di Sant’Oronzo, patrono di Lecce, che sembra vegliare sulla città dall’alto. A fianco di Sant’Oronzo, le statue di Santa Irene e San Domenico, considerati “protettori minori”, si ergono a testimonianza della profonda fede che permeava ogni aspetto della vita leccese. Sui lati dell’arco, anche altre antiche figure degne di nota e rispetto della storia salentina. Queste sono: Malennio, figlio di Dasumno e nipote di Salo; Dauno, figlio di Malennio; Euippa, sorella di Dauno e, infine, Lizio Idomeneo che, secondo la leggenda, avrebbe rifondato e dato il nome alla città. Ognuno di questi personaggi è, molto probabilmente, co-partecipe nella fondazione della città. Dopo il matrimonio tra Euippa e Idomeno, la città leccese passò sotto il controllo dei cretesi, che hanno saputo donare a Lecce e al Salento intero, tanta arte e cultura.
Sebbene l’originale funzione difensiva fosse ormai superata al tempo della sua costruzione, Porta Rudiae venne eretta con un forte impatto estetico, destinata a impressionare più che a proteggere.
Porta Napoli: L’ingresso orientale della città di Lecce è posto all’inizio della strada che anticamente conduceva a Napoli, allora Capitale d’Italia. La sua costruzione, che sostituì una precedente porta, San Giusto, ordinata dal nobile leccese Loffredo Ferrante e probabilmente realizzata dall’architetto Gian Giacomo dell’Acaya, risale al 1548 ed è stata dedicata all’imperatore Carlo V d’Asburgo, fondatore delle prime difese cittadine.
Porta Napoli è un vero e proprio Arco di Trionfo, caratterizzato da un arco a tutto sesto delimitato da due colonne realizzate in elegante e slanciato stile corinzio. Il frontone centrale rende onore allo stemma della casata degli Asburgo, che costituisce l’elemento architettonico di spicco dell’intera costruzione ed è corredato da raffigurazioni di cannoni e armature romaniche.
L’elogio all’imperatore è completato da una dicitura in suo onore, incisa in lingua latina nella pietra appena sotto lo stemma imperiale. La testimonianza fa riferimento alla sanguinosa battaglia contro i Turchi che nel 1480 devastò l’area salentina, domata per l’appunto dall’imperatore asburgico.
Porta Napoli torreggia imponente su Piazza Napoli, che è recentemente stata oggetto di un’accurata riqualificazione urbana ed è diventata uno dei maggiori ritrovi della movida leccese, oltre che un importante punto di riferimento culturale, data la presenza nelle sue immediate vicinanze di svariati poli universitari.
Porta San Biagio: Porta S.Biagio, cosi chiamata da un’adiacente cappella medioevale in onore di S.Biagio, patrono dei medici, esisteva già in età rinascimentale, ed era anche allora un punto nevralgico della città: uscita privilegiata per le passeggiate fuori porta dei leccesi verso un luogo extraurbano di delizie: la Torre del Parco, residenza del principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini, ultimo duca di Lecce.
La Porta, che oggi si presenta imponente per chi arriva in Piazza d’Italia da oriente, è la ricostruzione della porta cinquecentesca andata in rovina.
La porta, costruita nel 1774, è caratterizzata da coppie di colonne a fusto liscio poggianti su alti basamenti è sormontata dallo stemma di re Ferdinando IV di Napoli e da quello della città di Lecce duplicato ai lati. Al di sopra della trabeazione si eleva il fastigio di coronamento che accoglie un’epigrafe commemorativa. La scultura di san Biagio in abiti vescovili, completa l’ornamento artistico della porta.
Come accanto alla Porta esisteva una cappella dedicata a S.Biagio, analogamente in prossimità della Torre dei Parco ne esisteva un’altra dedicata allo stesso Santo, a cui il duca Giovanni Antonio Orsini del Balzo era devoto. Le due cappelle erano in età medioevale tra loro collegate da una strada rettilinea alberata che di fatto inneggiava al Santo. Questo asse stradale nel 1500 fu abbellito, diventando il percorso preferito per una passeggiata extramurale d’eccellenza.
S.Biagio vissuto tra III e IV secolo d. C., secondo la tradizione nacque a Lecce, ma poi parti per l’Armenia dove diventò vescovo cattolico della città di Sebaste. Morì decapitato per non aver rinnegato la fede cristiana.
Porta San Martino: nessuno di noi, neppure gli ultracentenari, hanno fatto in tempo a vederla: venne infatti demolita nel lontano 1830. Della “Quarta Porta” se ne ha memoria in documenti della seconda metà del XIII secolo (tra il 1261 ed il 1291).
Dedicata al vescovo cristiano del IV secolo, Martino di Tours, nativo dell’odierna Ungheria, si trovava all’incrocio delle attuali vie XXV Luglio e Matteotti, poche decine di metri dopo la sede del Palazzo del Governo, meglio noto come Prefettura.
Dopo la costruzione della Prefettura, che nell’Ottocento era denominata Intendenza, venne decretata la sua fine, in quanto le autorità del tempo, riunite sotto il nome di “decurionato”, decisero che “la più insignificante delle Quattro Porte cittadine non reggeva il confronto con la bellezza del nuovo edificio”. Porta San Martino fu abbattuta anche come parte di un processo di espansione e modernizzazione della città. All’epoca, molte città italiane iniziarono ad abbattere le antiche mura e porte per agevolare lo sviluppo urbano e migliorare la viabilità. Lecce non fece eccezione, e la decisione di demolire Porta San Martino venne presa per facilitare l’espansione verso l’esterno e per motivi logistici legati alla crescita della popolazione e al traffico cittadino.
A differenza di altre porte di Lecce, come Porta Napoli, Porta Rudiae e Porta San Biagio, che sono sopravvissute alle trasformazioni urbane, Porta San Martino non venne mai ricostruita e oggi non esistono resti visibili di questa antica struttura.
Porta San Martino era la più orientale delle quattro; non a caso guardava a Oriente, ed il suo passaggio indirizzava alla volta della marina di Lecce, San Cataldo.
Di tutte era la più semplice: si presentava come un arco di passaggio per uomini, animali e mezzi, ed era caratterizzata da un’architettura a “bugnato” e dalla merlatura tipica delle costruzioni del Medioevo.
Una sua immagine “essenziale” datata fine Seicento, si trova nell’opera postuma dell’abate romano, Giovan Battista Pacichelli (1634-1695), “Il Regno di Napoli in prospettiva”. In essa, si nota che è situata sull’asse del Castello di Carlo V, ed ha appunto forma ed architettura semplici e lineari.
Un Patrimonio da Scoprire: visitare Lecce oggi significa immergersi in un affascinante viaggio nel passato, attraversando porte che hanno assistito a secoli di storia e momenti cruciali. Questi imponenti monumenti, un tempo baluardi difensivi, oggi simboleggiano il potere, la fede e l’arte della città. Sono tra le attrazioni più iconiche di Lecce e rappresentano un invito irresistibile per chi desidera esplorare il cuore storico del Salento. Le porte di Lecce offrono un punto di partenza ideale per scoprire l’anima antica e preziosa di questa straordinaria città.